l'asceta e la fanciulla
ti sei rinchiuso nel castello di cristallo,
ho infranto le ali, abbagliata da riflessi,
avrei rinunciato all’aria, per dar respiro a te
hai sprangate porte e finestre,
ho attraversato accessi segreti
sconosciuti a tutti e sono arrivata a te
hai bendato i tuoi occhi,
non servono sguardi per scorgermi
come il “principe” sai vedere con il cuore
hai legato le mani dietro la schiena,
mentre braccia imploranti si stringono
al petto, celando cicatrici di spine
hai inutilmente tappato le orecchie,
ti raggiunge la voce del cuore, in canto
di melodie per consolare le nostre anime
nella torre più alta, triste prigioniero,
hai chiuso occhi e orecchie, legate le mani
e accettato in silenzio … le mie torture
nel giardino che nessuno sa
Ti chiedi mai dove sono finiti la Fanciulla e il Giardiniere?
Io me lo chiedo spesso...
E da qualche giorno ho questa immagine negli occhi.
Lui ha abbandonato il giardino assorbito dalle attività dell'Asceta che è imprigionato da mille affanni che lo consumano.
Lei si è vestita da giardiniere e si sta occupando di un sacco di cose, ha un giardino tutto suo che è il suo rifugio.
Sono tutti e due occupatissimi.
Lei pensa spesso a Lui.
Prima di decidere di occuparsi del giardino ha vagato in tanti luoghi scuri, brutti e polverosi, rattristandosi e sporcandosi solo per farsi male, cercando invano risposte a domande impossibili, urlando ai sordi il suo tormento, torturandosi per la tristezza profonda del giardiniere vestito da asceta.
Dopo tanti giorni tristi, dopo tanti giorni dolorosi, dopo tanti giorni di sbandamento, dopo tanti giorni sola, infinitamente sola, una mattina un Raggio di Sole, l'ha condotta al cancello di un giardino e lei ha capito:
Inutile cercare di trovare un posto dove incontrare il Giardiniere, è lì il loro posto, in giardino!
Inutile affannarsi a cercare il tempo , il tempo è dentro di loro.
Inutile tentare di raggiungere il Giardiniere imprigionato dal triste Asceta
Inutile cercare di sporcare tutto, le perle anche se infangate rimangono perle, ed è così che lei considera i momenti assaporati con il Giardiniere, sia quelli veri che quelli sognati, non c’è differenza perché vissuti tutti con il cuore aperto con purezza, sincerità e dolcezza infiniti.
Inutile distruggere i fiori che crescono, ci sono boccioli ovunque, è primavera!
Inutile cercare di cancellare la felicità, la trepidazione, la gioia, la sorpresa costante dei giorni trascorsi gustandosi parole che viaggiavano ovunque.
E' di quei “giorni” che lei si sta occupando e sono come tanti semi.
La fanciulla, appena ha un attimo di tempo, li sta seminando nel giardino in attesa della fioritura, non sa cosa nascerà, l’importante è curarli perché così facendo cura il suo cuore e si stente utile a qualcuno.
Quando esce dal giardino dona sorrisi a chi incontra, o almeno ci prova, fa il possibile perché si è odiata i giorni del buio, quando scontrosa e chiusa in se stessa odiava il mondo.
Quando esce dal giardino è rigenerata e questa è la sua forza, ora guarda le persone con occhi nuovi , non è più la stessa non potrebbe più tornare come prima.
Il giardiniere le ha dato nuova linfa, l’ha spinta verso nuovi orizzonti e credendo in lei, l’ha valorizzata.
Lei si sente una persona vestita a nuovo.
Va spesso nel giardino perché lì può, curando ogni filo d’erba, accarezzando i nuovi germogli, annusando nuovi profumi, scavare in se stessa con calma e serenità.
Sta cercando una nuova strada sta cercando di riordinare tutto, dal suo risveglio tante cose si sono spostate è disorientata, ma fa parte della sua nuova -professione-
Quando esce dal giardino è piena di buoni propositi, che spesso mantiene.
Quando rientra in giardino è perché si sente scoppiare, perché sente le lacrime tornare, perché sente la tristezza prendere il sopravvento, perché sente il desiderio di tornare, il desiderio di un po’ di felicità.
Rientra quando si sente sperduta nelle strade di tutti i giorni,
Rientra quando sente ritornare con l’eco i richiami che manda al giardiniere, è sempre e solo la sua voce che sente, sono sempre e solo le sue parole quelle pronunciate.
Lui è la fuori, ma lei non sa più dov’è, non sa più dov’è lei.
Non sa che fanciulla sarebbe accanto al giardiniere, ma ha smesso di chiederselo.
Io me lo chiedo spesso...
E da qualche giorno ho questa immagine negli occhi.
Lui ha abbandonato il giardino assorbito dalle attività dell'Asceta che è imprigionato da mille affanni che lo consumano.
Lei si è vestita da giardiniere e si sta occupando di un sacco di cose, ha un giardino tutto suo che è il suo rifugio.
Sono tutti e due occupatissimi.
Lei pensa spesso a Lui.
Prima di decidere di occuparsi del giardino ha vagato in tanti luoghi scuri, brutti e polverosi, rattristandosi e sporcandosi solo per farsi male, cercando invano risposte a domande impossibili, urlando ai sordi il suo tormento, torturandosi per la tristezza profonda del giardiniere vestito da asceta.
Dopo tanti giorni tristi, dopo tanti giorni dolorosi, dopo tanti giorni di sbandamento, dopo tanti giorni sola, infinitamente sola, una mattina un Raggio di Sole, l'ha condotta al cancello di un giardino e lei ha capito:
Inutile cercare di trovare un posto dove incontrare il Giardiniere, è lì il loro posto, in giardino!
Inutile affannarsi a cercare il tempo , il tempo è dentro di loro.
Inutile tentare di raggiungere il Giardiniere imprigionato dal triste Asceta
Inutile cercare di sporcare tutto, le perle anche se infangate rimangono perle, ed è così che lei considera i momenti assaporati con il Giardiniere, sia quelli veri che quelli sognati, non c’è differenza perché vissuti tutti con il cuore aperto con purezza, sincerità e dolcezza infiniti.
Inutile distruggere i fiori che crescono, ci sono boccioli ovunque, è primavera!
Inutile cercare di cancellare la felicità, la trepidazione, la gioia, la sorpresa costante dei giorni trascorsi gustandosi parole che viaggiavano ovunque.
E' di quei “giorni” che lei si sta occupando e sono come tanti semi.
La fanciulla, appena ha un attimo di tempo, li sta seminando nel giardino in attesa della fioritura, non sa cosa nascerà, l’importante è curarli perché così facendo cura il suo cuore e si stente utile a qualcuno.
Quando esce dal giardino dona sorrisi a chi incontra, o almeno ci prova, fa il possibile perché si è odiata i giorni del buio, quando scontrosa e chiusa in se stessa odiava il mondo.
Quando esce dal giardino è rigenerata e questa è la sua forza, ora guarda le persone con occhi nuovi , non è più la stessa non potrebbe più tornare come prima.
Il giardiniere le ha dato nuova linfa, l’ha spinta verso nuovi orizzonti e credendo in lei, l’ha valorizzata.
Lei si sente una persona vestita a nuovo.
Va spesso nel giardino perché lì può, curando ogni filo d’erba, accarezzando i nuovi germogli, annusando nuovi profumi, scavare in se stessa con calma e serenità.
Sta cercando una nuova strada sta cercando di riordinare tutto, dal suo risveglio tante cose si sono spostate è disorientata, ma fa parte della sua nuova -professione-
Quando esce dal giardino è piena di buoni propositi, che spesso mantiene.
Quando rientra in giardino è perché si sente scoppiare, perché sente le lacrime tornare, perché sente la tristezza prendere il sopravvento, perché sente il desiderio di tornare, il desiderio di un po’ di felicità.
Rientra quando si sente sperduta nelle strade di tutti i giorni,
Rientra quando sente ritornare con l’eco i richiami che manda al giardiniere, è sempre e solo la sua voce che sente, sono sempre e solo le sue parole quelle pronunciate.
Lui è la fuori, ma lei non sa più dov’è, non sa più dov’è lei.
Non sa che fanciulla sarebbe accanto al giardiniere, ma ha smesso di chiederselo.
all'anima mia
non chiudere gli occhi ora
ricorda, è come quando aneli quel sospirato tuffo in acqua e non vuoi perderti il brivido
non immergiti nel sonno
nuda o vestita lo sai,
il più bello dei sogni
è quello che fai ad occhi aperti non inseguire pensieri polverosi ed inesplorati, che ti conducono nel paese della memoria E lentamente all’oblio di te abbandonati nell’arco di braccia che si aprono, con forza ti accolgono non chiedono nulla in cambio se non di essere lì, attorno a te e quando infine ti addormenterai il calore della “sera” ti scalderà nella notte fino al nuovo mattino non aver paura, anima mia domani è domani e noi… siamo tornate a casa
ombre d'anime in chat
chissà quante colline, monti, acqua, tra noi
come possiamo sentirci così vicini
non ho mai ascoltato la tua voce
perché talvolta odo vibrare la tua pelle
immagino i lineamenti del tuo viso
sai che mi accorgo quando sorridi
sono rapita quando pronunci il mio nome
vorrei vederlo fiorire sulle labbra
da aspirante poeta infilo collane di parole
le rubi assetato, cleptomane, sei mio ostaggio
io malata d’amore ricerco medicine
tu dottore pianista, per me suoni quel vecchio pc
quando straccio a brandelli ciò che resta di me
sai convincermi, riprendo ago e filo e mi ricucio
assetata di lacrime vorrei navigare sconsolata
poi sorrido con te, dolce, che fai l’imbranato
così smetto di rincorrere tristi pensieri
e gioco a spiegarti come annodare la sciarpa
rimani nella testa, senza far rumore
mentre sbricioli il tuo spirito senza pretesa o paura
il giorno non ci appartiene, siamo ombre nella notte
le dita sfidano spazio e tempo, le mani parlano
noi… due soli che giocano a rendere eterni momenti unici
togliendoci la maschera, noi... nudi nella notte
domenica
Stamattina nel mio solito giro
lungo il ruscello ho incontrato un po’ di gente, “salve” “salve” un sorriso, un cenno e avanti...
Arrivo poi nei pressi della fonte, un tizio sta riponendo nel bagagliaio della macchina l’attrezzatura da fotografo.
Non resisto e gli chiedo “cosa
ha fotografato ? fiori ?”
E lui mi risponde timido “… no, no, acqua, solo acqua, acqua in
movimento” e nel dirlo un sorriso illumina il suo volto per un istante
velocissimo, ma la confessione a una
curiosa sconosciuta di questa sua “passione” lo fa richiudere.
Vorrei fargli mille domande, mi
piacerebbe vedere le foto, ma rispetto la sua timidezza e ringraziandolo mi
allontano.
Ma le sue parole, la sua confessione mi seguono.
Ma le sue parole, la sua confessione mi seguono.
Fotografie di Acqua in
movimento …
La fotografia è l’emblema dell’immobilità:
La fotografia è l’emblema dell’immobilità:
Acqua in movimento ferma, bloccata
in un’immagine.
Sembra come quando ricerchi una parola, una frase per fermare, cogliere un’emozione, e nel rileggerla vorresti che ti riportasse a quell’attimo fuggente.
Se per caso la “regali” il dubbio che non trasporti esattamente l’atmosfera in cui è nata ti insegue.
Una volta un amico nel leggere delle mie “parole” che volevano racchiudere un attimo indimenticabile mi disse una parola: “Ambra”
Per un attimo rimasi ferma,
basita, in subbuglio, allora lui mi spiega, l’ambra racchiude per sempre immutato
ciò che cattura, allora ho capito… forse c’ero riuscita…
“Parole” racchiuse nell’ambra possono trasportare l’emozione immutata … sia essa gioia dolore tristezza o amore!
“Parole” racchiuse nell’ambra possono trasportare l’emozione immutata … sia essa gioia dolore tristezza o amore!
… Fotografie di acqua in movimento
… Emozioni intrappolate nell’ambra
... Poesie
aspettando primavera
folate di immutate emozioni nel vortice dei soliti affanni, il verde schiarisce nel giallo, il giallo danza col rosso, il rosso tinge d’oro la pioggia tra i viali mutano gli umori, riflessi in una pozzanghera, mentre ripenso alla foglia immobile, scampata alla burrasca, accovacciata sul mio balcone e… mi rivesto d’autunno
quante volte?
Quante volte ho iniziato nella mente questo scritto, non lo so più.
Ho abbozzato migliaia di discorsi
seri o divertenti. Ho iniziato mille e mille conversazioni, ma cosa importa
ora.Ora che mi sono decisa a provare a mettere in fila le parole, in realtà, non so bene da che parte cominciare.
Sembra che in fondo non sia
cambiato niente.
Io qui davanti al computer, le
dita che sfiorano la tastiera, e forse domani tu che sfiori le stesse parole con
gli occhi, davanti al tuo pc, “le mie dita che sfiorano i tuoi occhi” (me lo
devo ricordare!), e invece…E invece il vento è passato tra di noi e il tempo sta facendo di tutto, di più, per cementare le situazioni.
Come stai ?
Come vivi ?
C’è qualcuno che ti domanda come stai ?
Il tempo ci ha proprio perduto ?
… domande orfane senza risposte
Quante volte ho pensato di lasciar andare quel palloncino “lascialo
volare si sgonfierà da solo e cadrà lontano da te, e tutto tornerà al suo
posto!”
Quando sono “saggia”, lo
lascio andare, ma ha un filo così lungo.Quando penso che sia volato via, alzo gli occhi al cielo e lo scorgo, faccio una corsa a perdifiato e lo riacciuffo, che bello, faccio ancora un poco di strada con lui.
Amo la sua compagnia.
Quante volte non mi hai riposto. Quante?
Una persona “normale” avrebbe
odiato quel silenzio... “quel silenzio che non so far stare zitto!”Io, sono sincera, non l’ho mai fatto.
Non perché sono “speciale”, ma perché non ne sono capace, non mi hanno insegnato l’odio.
Ho sempre preso la delusione che accompagnava i silenzi (sapessi a volte che male fa), e l’ho sempre trasformata in energia, me l’hai insegnato tu…
E ne è sempre uscito qualcosa di buono.
E anche se in questo momento mi scendono ancora lacrime e si riaprono le ferite, so che non ho fatto male a nessuno, o almeno spero.
A volte invece penso che ho fatto tanto male, con tutto questo mio vagare, ne ho fatto sia a me che a te.
A me perché non so accettare quella che sono. A te che ho torturato mostrando a tutti i costi una Rosa che non c’è.
Mi avevi chiesto di lasciarti sereno, che avevi bisogno di ricostruire un pezzo del tuo cammino per imprimere buoni insegnamenti…
Non ne sono stata capace.
Ti chiedo perdono con tutta me stessa.
Quante volte ti ho dedicato parole e discorsi per farmi compagnia.
Che imbarazzo, che sofferenza
ti ho dato...Hai pagato cara la “debolezza” di avermi... spinta a scrivere.
Ma nel mio cuore so che ti ho dedicato il meglio di me, o almeno questo era quello che volevo dal profondo della mia anima.
Quante volte mi dispiace di averti coinvolto in questo mio viaggio
alla ricerca di me stessa, mi dispiace perché sono stata una spina nel fianco,
come se non avessi già abbastanza…
Hai pensato che con delle
parole là in piedi, per strada, vicino alla mia macchina, mentre il sole mi
accarezzava con i suoi raggi di settembre, avrei saputo fermare tutto. Ci ho provato tante volte sai, ci ho provato per te, anche se ora sono qui, a guardare i miei insuccessi.
Quante volte ho pensato di amarti.
Un amore infelice senza
occasioni. Buffo, nudo e scalzo in attesa del tuffo.
Un triste pagliaccio alla ricerca della risata del pubblico.
Un amore dipinto ad acquarelli, in un dolce paesaggio, una tela nascosta in una cassaforte.
Grande sconosciuto inutile Tesoro.
Stracci di parole lo tengono in vita, parole sussurrate da labbra di ghiaccio, mai una risposta, mai un abbraccio, mai una carezza lo alimentano…
Quante volte mi sono arresa accorgendomi della realtà. Io
innamorata dell’amore. Non c’è teatro dove rappresentare lo spettacolo del mio
Amore. Non ci sono attori, ci sono solo comparse in una vita che a volte pare
non mi appartenermi più.
Tu sei comparso nella mia
strada, non so bene cosa sia successo, forse non hai fatto altro che porgermi
uno specchio e io mi sono vista per quello che ero. E oggi non so più
distinguere la linea di confine tra amore e bisogno d’amore.Ho fermato le lancette dell’orologio e ho incatenato alla mia anima.
Quante volte cerco di immaginarmi il tuo volto, le tue mani…
Quante volte mi domando “ma cosa vuoi da lui?” non lo so, non lo so
più. Forse ora avrei davvero bisogno di parlare con te, per vedere quanto tu
sia distante da quello che il mio cuore la mia mente hanno cullato per così
tanto tempo.
A volte mi convinco che
infondo un po’ me lo “devi” o me lo “merito”… Altre invece cerco di convincermi che non sei mai esistito.
verde e blu
Siamo sempre
più distanti, il tempo sta proprio facendo il suo lavoro e sta sbiadendo
qualsiasi contorno.
Prendo a
volte un carboncino e ripasso i contorni, forse per abitudine, a volte
tristemente senza trovare il senso, a volte con l’allegria di un pensiero lieto
che mi fa sentir leggera, anche se solo per un lieve istante.La nebbia è salita e ha lasciato tutto così chiaro, così ben distinto, così limpido che la realtà mi colpisce, come uno schiaffo in pieno viso.
Non c’è
nulla da ripassare, lo so.
Ho costruito
una “storia” con mille tessere di me, come un grande puzzle e le ho sparse
sulla Tua strada.
Le hai
raccolte ad una ad una, e hai fatto il quadro di me.E l’hai appeso nella stanza più segreta del Tuo cuore, o così spero...
Qualche
volta vai a fargli visita e l'osservi, prima da lontano, poi da vicino, ma mai
troppo vicino...
Guardi e
sfiori con gli occhi le sue sfumature i suoi tratti evidenti o solo accennati.Ma non ti concedi mai di lasciarti trasportare in quel prato.
Ti concedi solo qualche “occhiatina”...
Mi piace questa idea di te assorto che mi pensi, che osservi questo puzzle imperfetto, incompleto, con le sue lacune i suoi frammenti.
Ti vedo sapiente Asceta mentre lo componi e completi anche i pezzi mancanti...
Mi piace l’idea di essere un prato...
Il tuo puzzle è fatto da così poche tessere.
La maggior
parte le ho dipinte e pennellate senza riscontri, se non nel mio “sentirti”
Tu sei cielo
e nuvole in movimento perenne
Tu
indefinito e perfetto come può essere un sogno, come lo è il sogno di volare
tra le nuvole e poi nel sole...Il tuo puzzle è fatto da così poche tessere... ahimè le ho rubate, carpite a forza (ma non troppo) e l’ho appeso nella stanza più accogliente del mio cuore
Ho poche tessere, ma sono più luminose di diamanti in un cielo di velluto nero.
Sono stelle radiose in questo paesaggio di me e te
E tremano e pulsano e vivono in me
Io prato...
Tu cielo
Io verde...
Tu bluIo riarsa da mille giorni... Tu pioggia attesa
dolcemente ti bacerò
adagiata in un tiepido prato
pensieri capricciosi s'ingarbugliano,
nuvole di panna montata si rincorrono
primavera di fiori riversa i sensi,
chiude gli occhi inseguendo una lieta canzone
un leggero profumo di gelsomino
annuncia un uomo silenzioso,
sarà il giardiniere o l’asceta
a lei non importa, lascia correre il vento
che la scombina, senza aprire gli occhi
le raccoglie i capelli tra le mani
avvicina le labbra alla fronte
tace, non la tocca, non la sfiora
ora le labbra lambiscono le tempie
lentamente raggiungono la sua bocca
non apre gli umidi occhi, domandandosi invano
perché non si lascia tentare da quel bacio
avverte il calore della pelle
altro contatto non c’è, solo la sua mano tra i capelli
e libere lacrime, specchi di anime in volo
in uno scorcio d’inverno il giardiniere
le regalò quel sogno sfuggente
poi, perdonandosi le promesse
se ne andò,
asceta per sempre
lei lo accolse in grembo
lo ricamò, giorno dopo giorno
in coltri soffici per sopravvivere all’eterno inverno
seppellendo tra i ghiacci
il suo essere fanciulla
così
così lontana, distante dal buon senso discosta e divisa tra ragione e contraddizione così infreddolita, dentro questi infuocati pensieri, mentre scricchiolano respiri, mangiati dal vento così uggiosa asciugo lacrime su assetati sentieri, e piego i giorni dentro la prigione della memoria è così… a volte il cuore è così … a volte il cuore è così pieno, di vuoto… che fa male
amo certe mattine
Amo certe mattine… mattine grigie, di novembre intonate all’umore del mondo Ti senti così a posto magari un po’ triste, ma in sintonia… con le foglie scricchiolanti le incertezze nei contorni e i capricci di lane colorate Amo certe mattine di novembre, quando spingo un buongiorno a migrare verso est incontro ad un tiepido, bianco sole
mono-tono
risposta non c'è, o forse chi lo sa?
dicono che arriva il freddo, guardo gli alberi ancora verdi colmi di foglie, e le rose di ottobre colme del mio stupore gomitoli di lana calda mi avvolgono, ma senza urgenza, dove finirà il verde delle foglie e il rosa delle rose nei giorni d’inverno? le nuvole si son mangiate il cielo e le cime delle montagne e così la pioggia trascina tutto giù nelle griglie, nei tombini… giù chissà dove finiscono i pensieri felici nei giorni di pioggia, forse sbiadiscono solo un po’ e con il broncio nella nebbia, se ne vanno dietro note di malinconia (il titolo si ispira alla canzone di Bob Dylan “Blowin’ in the win” del 1962)
Turnà 'ndrè (per la me Rosa)
Corer corer derè de 'n nigol culrat
e po' corer amò fina a lahà 'ndre 'l fiàt
Ma te haret mia straca, dam lè tò mà
nom aànti amò 'n po, a corer e a giugà
Fom amò 'n giro tondo come i gnari picinì
e gira e gira e gira el co che quasi 'n burla zo
Quando hirem a l'asilo, adeh che ghè penhe drè,
ghira la suora che la me usàa hemper drè
Che bèl harèh nà enhèma ola balingòta
rider, cantà shèrshà e penhà a negota
Tè hè regordet chèl mivalino chèl dopràa èl bubà,
el vignìa a l'asilo e toi du èl ghè portàa a cà
Anche le foie lè gira per le folade
le tò bele trehine iè tote dehpetenade
L'è pahada ala hvelta la pio bèla età
henha penher e henha penhà al domà
Ma eta la perduna quasi mai
adèh en hè grancc e quasi ècc ormai
Ma va be, la va be anche ihè hegotom a corer
enhà e lià... e apena per ènco.... lahèm pio nà
**********************
"Torna indietro" (per la mia Rosa)
Correre correre dietro a una nuvola colorata
e poi correre ancora e lasciare indietro il fiato
Ma non sari stanca, dammi le tue mani
andiamo avanti ancora a correre e a giocare
Facciamo un giro tondo come i bambini piccoli
e gira e gira e gira la testa che quasi cadiamo
Quando eravamo all'asilo adesso che ci penso
c'era la suora che sempre mi sgridava
Che bello sarebbe andare insieme sull'altalena
Ridere, cantare, scherzare e non pensare a niente
Ti ricordi quel mivalino che usava il papà,
veniva all'asilo e tutti e due ci portava a casa
Anche le foglie girano per le folate
le tue belle treccine sono tutte spettinate
E' passata alla svelta l'età più bella
senza pensieri e senza pensare al domani
Ma la vita non perdona quasi mai
adesso siamo grandi e quasi vecchi ormai
Ma va bene, va bene anche così continuiamo
a correre di qua e di là... e appena per oggi...
non lasciarmi più andare
(Paolo Zambonardi - 2007)
profumo di parole
ho dipinto con le parole splendidi paesaggi accordando i colori ai moti dell’anima, sorridente e persa in chissà quali chimere ho volato in questo mondo senza confini, denso di sfumature e di profumi di ogni angolo della terra reale o immaginato ti ho cercato nelle corse a perdifiato del vivere, nella gioia che lucida gli occhi, nella nostalgia che dà sollievo che straripa, inonda, disarma e appaga e ora passeggio scalza, il profumo del vento mi accarezza tu sei presente intravedo i tuoi occhi nei riflessi del sole il sogno gioca con le onde in uno stupendo abbraccio sul filo dell’acqua, l’anima si espande tu sei ovunque, tu sei qui con me
in un angolo di cielo
mi perdo nei cieli
mentre liscio il tempo
delle vacanze e rischio
di perdermi –ancora-
nel contorni sfumati da te
instancabili occhi rovistano,
inseguono forme e toni
inediti e incredibili
che non so più trovare,
ho perso i tuoi occhi
naufraga mi aggiro
tra nuvole e raggi silenti
accumulo e rilascio tutto
germogli, fiori, frutti e ombre
di giorni maturati, senza sole
sospesa mi guardo allontanarmi
lungo una linea sbiadita
sulla tela del tempo,
mi manchi, mi manco
dietro quale angolo di cielo sei?
la fotografia è mia, scattata dalla riva bresciana del lago di Garda.
riflessi di donna
cercavo uno specchio,
nulla faceva al caso mio poi un baleno, mi ricordo, in cantina forse… non riesco a pulire quella ragnatela del tempo, i tarli incorniciano onde e ombre che piano piano si rianimano mi scorgo riflessa nel racconto di Donne che prima di me si sono perse e ritrovate nei tuoi abbagli ci stropicciamo labbra, ci proviamo un sorriso, appoggiando un gioiello per ornare il viso specchio che da sempre inquadri baleni di gioia, di dolore, lacrime e amore, in dolceamare storie di carezze concedi anche a me la pazienza, la saggezza la soffice emozione di giorni pettinati… uno alla volta
(dedicata alla mia suocera, che mi regalò lo specchio...... )
gira la giosta gira
“gira
la giostra gira”
ci sono stati giorni in cui
impotente soffrivo per la tua confusione
e quelli in cui non riuscivo
nemmeno ad immaginare
l’afflizione che ti ammutoliva,
sai che non volevo graffiarti con la mia
allegria
gira la giostra gira
ho temuto di ferirti mille volte
quando pagliaccio inseguivo i tuoi rari
sorrisi,
ho pianto ascoltando i tuoi silenzi
ho sparso briciole di me ovunque
pur di mostrarti la strada del mio cuore,
mi sono disperata cucendo un inutile addio
gira la giostra gira
quando ti sentivo assorto incapace di
accogliermi
impotente di fronte alla catena dei giorni
senza ritorno
cercavo di portati nel mio giardino
volevo donarti un sorso d’acqua
a tutti i costi, anche a costo di sparire
per sempre
e ti ho perso, senza mai averti avuto
gira la giostra gira
oggi la giostra è girata
niente mi dà consolazione o pace
anch’io ho provato
la confusione totale
ho capito cosa sia lo sconforto
e mai come ora ti sento vicino
13/10/2008
Lei, Lui e il fiore
Lei stupita
guarda in su,
quella bocca
di leone,
chi può
spiegarle come
fiorisce
dal cemento?
chi nutre
le sue radici?
Un fiore
pare non aver
bisogno di
nulla,
regala fiori
e colori,
senza
frenesia, senza urgenza
senza
schemi ne progetti
Lui ha solo
occhi per Lei
non sa
vedere oltre il fiore,
non ne
immagina il profumo
ha forse
solo paura di perdersi
in un’emozione
nuova
ispirata da Chiara, Fabio che guardavano una bocca di leone nata tra il cemento del balcone
la stella alpina e il marinaio
salutami il mare
e le sue onde...
ascolta la sua voce
che è come la nostra
viene da dentro,
si unisce al respiro
e poi canta,
lenta e leggera danza
il cantico delle anime sperdute,
raccontagli di noi
raccontagli di noi
del profumo, delle spine, delle radici,
delle corse a rincorre i sogni...
la musica arriverà fin quassù
con l'ultimo raggio di sole
quello che bacia chi lo rimira,
e poi lascia in ombra le cime rosee
ma quanto è grande è il mondo?
distratta e stonata quasi sempre assorta, mi aggiro tra le gente troppa gente occhi capelli nasi bocche spalle schiene gambe piedi chissà dove sei? dimentico spesso di sorridere, chi ha spento la danza e ammutolito la luce? parlo con calore a chi non ha orecchi nutro della mia essenza chi non ha fame affamata e muta vivo l’assurdo dei giorni e ruberei gli occhi di chi ti passa accanto
nuvole e segatura
Solo chi ama la montagna
può capire la trepidazione di preparare scarpe grosse
e maglioni caldi…
Porti solo l’essenziale in uno zaino
Lenta sale la strada,
ad ogni curva le case si fan rare e le persone taciturne,
nell’attesa di quell’aria fresca,
che spazza frenesia e malumori
Non temere la polvere
nella “casa della misericordia”sogni e fatica di mani appassionate
a lungo hanno inchiodato, levigato
e valorizzato travi e assi antiche
Ora gli occhi accarezzano i dettagli,
contagiati dalla stessa emozione…rari profumi, vecchi sapori,
piccoli scorci annodati a preziosi ricordi,
rafforzano i rami, dell’albero Padre
“Casa della Misericordia” è l’antico nome
della casa ristrutturata…
pedalate d'autunno
…e torni a casa, fresca è la gota che mi porgi un sorriso da monello appiccicato sul viso, negli occhi baleni di luce, mischiate a carezze per cani amici in sintonia hai pedalato con foga alzando pozzanghere e mulinelli di foglie secche, o rallentato per non perderti quello scorcio da dedicarmi Ti amo, dolce ragazzo inseguito dall’autunno
essenza
… e senza
il dolce tormento di parole,
cullata da accordati silenzi
… nel mio cuore, fino alla fine
ti stringerò
conosco una ragazza
Conosco una ragazza
a cui non piacciono gli addii,
non stringerla forte
in quell'abbraccio
che è un arrivederci
che è un grazie,
che fa scorrere
le parole silenziose
di chi si vuol bene,
perché luciderai i suoi occhi
Conosco una ragazza
l'ho salutata da un'ora,
ma mi manca già
sorridi piccola
perché è così
che colori i miei pensieri
the black horse
corre il cavallo nero
corre instancabile,
senza sella e meta,
non aspettarlo, non cercarlo
sarà lui a trovare te…
corre il cavallo nero, oggi
ha in groppa una ragazza
bionda dagli occhi blu che ride,
serena ci sorride, forse
dovremmo dirti “Grazie” cavallo nero
l’hai
strappata alle tristi paludi,
il
dolore e il fango non hanno maispento il suo sorriso,
sporcato le sue mani,
o le sue bianche ali
corri
cavallo nero, corri lassù
perché
il suo abito biancopossa colorare le nuvole del cielo,
il vento cantare il suo nome
e noi, “domani” asciugare gli occhi
Ciao
Paola!
il ragazzo degli aquiloni
il bambino guarda sognando la fila di
figure
che il vento sospinge e fa vibrare,sono così belli, uno collegato all’altro
i loro colori illuminano la speranza,
grandi nuvole ignorano le due ombre,
poi i loro sguardi si incontrano,ha occhi così neri e tristi
il ragazzo che vende gli aquiloni
con un cenno si salutano
tutto prosegue come prima,vento, mare, sole, sabbia e… sale
ora son sei, gli occhi tristi sotto il cielo
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