quante volte?


Quante volte ho iniziato nella mente questo scritto, non lo so più.
Ho abbozzato migliaia di discorsi seri o divertenti. Ho iniziato mille e mille conversazioni, ma cosa importa ora.
Ora che mi sono decisa a provare a mettere in fila le parole, in realtà, non so bene da che parte cominciare.
Sembra che in fondo non sia cambiato niente.
Io qui davanti al computer, le dita che sfiorano la tastiera, e forse domani tu che sfiori le stesse parole con gli occhi, davanti al tuo pc, “le mie dita che sfiorano i tuoi occhi” (me lo devo ricordare!), e invece…
E invece il vento è passato tra di noi e il tempo sta facendo di tutto, di più, per cementare le situazioni.
Come stai ?
Come vivi ?
C’è qualcuno che ti domanda come stai ?
Il tempo ci ha proprio perduto ?
… domande orfane senza risposte

Quante volte ho pensato di lasciar andare quel palloncino “lascialo volare si sgonfierà da solo e cadrà lontano da te, e tutto tornerà al suo posto!”
Quando sono “saggia”, lo lascio andare, ma ha un filo così lungo.
Quando penso che sia volato via, alzo gli occhi al cielo e lo scorgo, faccio una corsa a perdifiato e lo riacciuffo, che bello,  faccio ancora un poco di strada con lui.
Amo la sua compagnia.

Quante volte non mi hai riposto. Quante?
Una persona “normale” avrebbe odiato quel silenzio... “quel silenzio che non so far stare zitto!”
Io, sono sincera, non l’ho mai fatto.
Non perché sono “speciale”, ma perché non ne sono capace, non mi hanno insegnato l’odio.
Ho sempre preso la delusione che accompagnava i  silenzi  (sapessi a volte che male fa), e l’ho sempre trasformata in energia, me l’hai insegnato tu…
E ne è sempre uscito qualcosa di buono.
E anche se in questo momento mi scendono ancora lacrime e si riaprono le ferite, so che non ho fatto male a nessuno, o almeno spero.
A volte invece penso che ho fatto tanto male, con tutto questo mio vagare, ne ho fatto sia a me che a te.
A me perché non so accettare quella che sono. A te che ho torturato mostrando a tutti i costi una Rosa che non c’è.
Mi avevi chiesto di lasciarti sereno, che avevi bisogno di ricostruire un pezzo del tuo cammino per imprimere buoni insegnamenti… 
Non ne sono stata capace.
Ti chiedo perdono con tutta me stessa.

Quante volte ti ho dedicato parole e discorsi per farmi compagnia.
Che imbarazzo, che sofferenza ti ho dato...
Hai pagato cara la “debolezza” di avermi...  spinta a scrivere.
Ma nel mio cuore so che ti ho dedicato il meglio di me, o almeno questo era quello che volevo dal profondo della mia anima.

Quante volte mi dispiace di averti coinvolto in questo mio viaggio alla ricerca di me stessa, mi dispiace perché sono stata una spina nel fianco, come se non avessi già abbastanza…
Hai pensato che con delle parole là in piedi, per strada, vicino alla mia macchina, mentre il sole mi accarezzava con i suoi raggi di settembre, avrei saputo fermare tutto.
Ci ho provato tante volte sai, ci ho provato per te, anche se ora sono qui, a guardare i miei insuccessi.

Quante volte ho pensato di amarti.
Un amore infelice senza occasioni.
Buffo, nudo e scalzo in attesa del tuffo.
Un triste pagliaccio alla ricerca della risata del pubblico.
Un amore dipinto ad acquarelli, in un dolce paesaggio, una tela nascosta in una cassaforte.
Grande sconosciuto inutile Tesoro.
Stracci di parole lo tengono in vita, parole sussurrate da labbra di ghiaccio, mai una risposta, mai un abbraccio, mai una carezza lo alimentano…

Quante volte mi sono arresa accorgendomi della realtà. Io innamorata dell’amore. Non c’è teatro dove rappresentare lo spettacolo del mio Amore. Non ci sono attori, ci sono solo comparse in una vita che a volte pare non mi appartenermi più.
Tu sei comparso nella mia strada, non so bene cosa sia successo, forse non hai fatto altro che porgermi uno specchio e io mi sono vista per quello che ero. E oggi non so più distinguere la linea di confine tra amore e bisogno d’amore.
Ho fermato le lancette dell’orologio e ho incatenato alla mia anima.

Quante volte cerco di immaginarmi il tuo volto, le tue mani…

Quante volte mi domando “ma cosa vuoi da lui?” non lo so, non lo so più. Forse ora avrei davvero bisogno di parlare con te, per vedere quanto tu sia distante da quello che il mio cuore la mia mente hanno cullato per così tanto tempo.
A volte mi convinco che infondo un po’ me lo “devi” o me lo “merito”…
Altre invece cerco di convincermi che non sei mai esistito.

 

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