abbracciami ti prego stringimi forte braccia a culla fai per me bimba piccina fammi tornare un giro, un giro soltanto infrangi il silenzio del giorno è assordante ormai, sussurrami una canzone voglio udire i nostri cuori all’unisono cantare fammi riflettere nei tuoi occhi se sono quella di sempre pur lavata dal cielo scavata dal sole sospinta dal vento trascinami sull’orlo del precipizio sulla vetta più alta del mondo nel fondo nero dell’oceano o davanti ad una tazza di caffè, ovunque, ma stretta a te domani è un altro giorno stasera raccontami la favola che mi trasporti a nanna, sfiorami il cuore tu solo, hai le chiavi per entrare
richiesta d'amore
abbracciami ti prego stringimi forte braccia a culla fai per me bimba piccina fammi tornare un giro, un giro soltanto infrangi il silenzio del giorno è assordante ormai, sussurrami una canzone voglio udire i nostri cuori all’unisono cantare fammi riflettere nei tuoi occhi se sono quella di sempre pur lavata dal cielo scavata dal sole sospinta dal vento trascinami sull’orlo del precipizio sulla vetta più alta del mondo nel fondo nero dell’oceano o davanti ad una tazza di caffè, ovunque, ma stretta a te domani è un altro giorno stasera raccontami la favola che mi trasporti a nanna, sfiorami il cuore tu solo, hai le chiavi per entrare
chi ha rubato il rosa dal mio nome?
Satellite mi aggiro
in cerca di emozioni altrui,
pulce mi infilo nella pelle
pur di fremere ancora…
Mina nella matita nelle mani
di un poeta esploderò urlando
i versi sopiti nel suo amore,
profondo e incompreso più di me
Sussurro mi farò nel timpano
del violinista che brandirà
come spada quella nota ignota
fino all’apice dell’armonia
Pennello zuppo di colore
volteggerò sulla tavola
di un giovane pittore
per invadere la sua visione
Live alito su labbra di amanti
essenza d’amore eterno, carpirò
per seminarla frantumata
insieme ai miei petali sfioriti
(rosa zambonardi – 14/05/10)
attraverso un destino avverso
quante lacrime a volte verso
persa in una parola, dentro un verso non c’è ragione, non c’è verso ti ritroverò “solo” nell’uni-verso
nel mare delle nebbie
si indeboliscono
le parole, si frantumano le ultime brame, si disperdono patetiche malie infine si commuove il silenzio e ci riporta qui a sentirci ovunque vicini
le parole, si frantumano le ultime brame, si disperdono patetiche malie infine si commuove il silenzio e ci riporta qui a sentirci ovunque vicini
quando non avrò più memoria
quando non avrò più memoria non sognerò di aggiustarti la cravatta, il sole avrà cambiato nome, i ciottoli riavranno la loro storia e il fiume delle nostre parole sarà inaridito quando non avrò più memoria ritroverò e romperò quel vaso dove ho rinchiuso la mia essenza ma dimmi… quando non avrò più memoria ?
io poeta per caso
com’è vivere senza di te ? credo sia non-vivere sopravvivo poeta per caso, -un giorno alla volta l’uragano del dolore si è placato i giorni sono tornati lenti, ballerina del carillon, acrobata nella scatola adorna di ricordi, -m'impolvero rifletto nello specchio retrovisore la speranza di un viaggio, di una partenza, del domani, avverto le tue pene, ovunque sei, riempio il vuoto di lievi abbagli, -per resistere è la mia solitudine che mi fa compagnia è la mia tristezza che mi ricopre è il mio sconforto quello che cerco tutto va bene, -pur di sentirmi viva sopita è la tempesta, scampata al dolore non mi resta che aspettare i giorni di maltempo per danzare e piangere senza lacrime sotto la pioggia -illudendomi che così non fa male
un giorno nuovo
quando quel giorno arriverà
si affaccerà cauto nel mio mattino
chissà se lo riconoscerò?
indosserò il mio vestito preferito
per sentirmi bella e a mio agio
sarò adatta al nuovo mondo?
annuserò timorosa l’aria di speranza
butterò alle spalle la paura dell’illusione
chissà se basterà a spingermi fuori?
rincorrerò smarrita la nuova sinfonia
danzando sulle corde di vibranti ore
chissà se rimpiangerò il silenzio?
quando quel giorno arriverà
anche se forse mai lo ammetterò,
mi specchierò e finalmente mi riconoscerò!
se...
se chiudo gli occhi
potrei perdermi, se guardo intorno potrei ritrovarmi, se… ti penso mi ritrovo persa
potrei perdermi, se guardo intorno potrei ritrovarmi, se… ti penso mi ritrovo persa
l'assolo del violinista
Spente le luci del giorno la folla se n’è andata, non servono parole quando sei solo, solo col tuo amore, lo senti, lo ascolti, lo vivi travolto dalle onde ora è una danza, emozioni che esplodono sulle corde tese Fiamme trafiggono il mio petto, mi perdo alla deriva turbata dalle maree, di acqua salata che non può spegnere l’incendio, scorrono i brividi scuotono fragili certezze Vivo nella tua storia, mi consumano la tristezza e la solitudine della sera non odi le lacrime rotolare ma piango, insieme a te io per sempre appesa… come te
giorni inediti
c’è un posto dove ho nascosto l’amore per te ho cercato tutti i modi per estirparlo, nei giorni della tristezza,
cesoie taglienti hanno rasato al suolo i germogli che spuntavano, tu giardiniere hai seminato e concimato tutto di me il mio destino è fiorire devo rassegnarmi ti ho evocato urlando, nei giorni della disperazione, volevo trasformarmi in sasso e lanciarmi nelle profondità del lago, tu irremovibile roccia, saldo come una millenaria sequoia, io instancabile pioniera sempre in viaggio avrei voluto conficcare una lama in petto per toglierti da lì non volevo ascoltare chi mi tendeva la mano, chi mi accarezzava, nei giorni dello sconforto, volevo essere ignorata, invisibile, per crogiolarmi nel dolore, hai fatto l’impossibile per condurmi all’oblio di te io, troppo ammalata di infinita memoria oggi quel “medico fottuto del tempo” ha prevalso anche se non lo volevo, ha fatto il suo onorato lavoro ora il cuore gonfio, allenato come un atleta per amare te continua ad amare, è il suo destino, la sua maledizione, la sua vocazione e ora… che ti ho dimenticato, amo… amo la tua assenza
(12/07/09)
noi due
anime danzanti sospese a mezz’aria
il vapore ci avvolge, per tacere il mondo
piccola fragile sfera di cristallo
gli occhi lucidi rubano spazio alle parole
sono sospiri, desideri, dubbi, certezze
nuovi anelli che legano, catene che si sciolgono
i pensieri si infilano in garbugli
onde da piallare, soli da inchiodare
timori antichi, stropicciati, da stirare
scorrono frammenti di vita
nel tragitto di un battito d’ali
noi, stupiti e increduli dalla perfetta sinfonia
la mia mano si tende, reclama la tua
implora un contatto, spasmo di dolore
non esiti, lo sento, lo vuoi anche tu
ci manca il respiro nella corsa dei cuori
solo lava rovente scorre nelle vene
da me a te, da te a me
ti capita mai...
sul finir della giornata
un pensiero malinconico
e nel contempo felice
di chiudere un cassetto, girarti
una vocina ti chiama, ritrovare
ciò che non potevi scordare
di sentire un profumo inatteso
che sospende quel filo infinito
di connessione col mondo
di camminare sotto la pioggia
senza ripari, senza fretta, solo
col desiderio bambino di bagnarti
di buttare fuori tutta l’aria
per svuotarti dell’impossibile
poi riempirti piano, a occhi chiusi
di bere d’un fiato un sorso d’acqua
sentirla penetrare, lasciarla
entrare a dissetare il tuo cuore
di iniziare un discorso serio o ridicolo
e appuntarti nella mente, devo dirlo, prima
o poi, a quell’insostituibile assente
di afferrare il telefono, cercare
il numero e pensare: sì che c’è di male
e poi rinunciare scuotendo il capo
ti capita mai all’improvviso la voglia
di affidare al vento il mio nome
… a me sì!
gosth
fantasma ti aggiri e rigiri dentro me
catene arrugginite stridono incessanti
marcia funebre di una fine fatale
ombra scura disperdi il mio sorriso
lampo fulmineo rischiari la notte
ultimo baleno di agognante speranza
non voglio lasciarti libero
non voglio pace o consolazione
voglio agonia per un cuore infermo
voglio ancora il suono della tua voce
mi accontento dei ricordi che stingono
trasudo lacrime pungenti senza senso
loro non possono capire lo sgomento
mi accarezzano con straziante calore
nelle loro mani, mi dovrei abbandonare
altalena di presenze e assenze interminabili
nascondo agli occhi attenti il nulla che mi invade,
si affannano per me, io lo farei per loro
scrutano inebetiti e confusi
il mio triste vagare tra tenebre oscure
teatro sprangato, sipario vuoto
paralizzata dalla lontananza abissale
percepisco il tuo vagare, mi raccontano le gesta
avverto solo tua solitudine avanzare
immobile e sgomenta rimango per ore ad ascoltare
mente e cuore che discutono, quanto fa male
ragione e amore, solo tu li potresti accordare
tempo scaduto
Nella musica spingo i pensieri architetto fantasiose congetture, demolisco opere incompiute, sottomessa al vortice dei giorni, frenetici, noiosi, consolanti Le lancette del tempo impazzite ondeggiano avanti e indietro, l’arco della nostalgia mi rapisce fissando il vuoto dello scenario che fila veloce dal finestrino
**** ho bisogno di te hai bisogno di me, unico istante isolati dal mondo, siamo così vicini, nel tuffo negli occhi si rispecchia il timore reciproco, di rompere, di sporcare, di soffocare l’intesa con le mani, musica di parole giuste o forse sbagliate Il profumo di un bacio, bacio bramato, bacio mancato, tremano i cuori lì appoggiati sul respiro impazzito nel caldo abbraccio
*** costringo il mio cuore al rimo lento di quel sax che straziante, non mi lascia, è travolgente, è sensuale, musica, amica senza tempo Non vestire occhi tristi non urlare, anima mia, respira piano e torna qui, prendi un po’ di colore e tingi di blu questa notte scura
vieni in trasferta con me?
“Sono uscita velocemente stasera dall’hotel
il cielo era scuro e minacciava pioggia
non avevo voglia di farmi cogliere da un acquazzone
C’era un bel po’ di gente in giro a Riva,
non sembra certo il deserto di quest’inverno,
tanti turisti indaffarati a vivere la loro vacanza
Arrivo veloce a salutare il lago, è grigio e lucente
lo adoro in ogni sua sfumatura, gli parlo, ti parlo,
Ho imparato a dipingere quadri da raccontarti
scorci di paesaggi depurati da ciò che non mi piace
mossi dall’emozione di colori e profumi
animati da “personaggi” sempre nuovi
Ultimamente sembro un cane da tartufi
quando sopraggiunge il gelsomino e non resisto,
devo tuffarmi e godere del trasporto che mi dona,
sono buffa, chissà se i passanti ridono di me?
Poi condisco il tutto con piccoli aneddoti
come piccole favole, per ridere, per farti ridere
Eccomi lì, seduta al tavolo nr. 4 esterno, vista lago
la mano giocherella con il cellulare
in attesa della pietanza, gli occhi guardano lontano
Seguo il filo del vento che muove le barche ormeggiate
alza gli orli delle tovaglie, spettina le palme
nuvole aggrappate ai fianchi delle montagne
pozze colme di pioggia, specchi di cielo
Arrivano code di parole in una lingua difficile
Urlano le anatre mentre si alzano in volo
Bimbi offrono cibo a cigni esigenti,
più lontano c’è un cigno nero,
non riesco a togliere lo sguardo da lui,
ti piacerebbe, lo sento
Impassibile la fanciulla che io chiamo “sirenetta”
sorride dalla sua fontana fiorita
Il battello chiude il suo giro e va a nanna, nel porto
Sono ancora lì… seduta al tavolo nr. 4 esterno, vista lago,
Una chitarra suona lontana, arriva un po’ di malinconia
una signora, vicina di tavolo, forse la scorge sul mio viso
mi sorride, ricambio
Vorrei guarire, ma è anche dolce questa malattia
Non so cosa ne pensi tu di questa ammalata seduta
al tavolo nr.4 che percorre tutte le strade,
del silenzio e dell’ascolto, della pazienza e dell’attesa,
ma non sa perché, non sa per chi
Scuoto la testa hai ragione tu, credo proprio di sì
abbasso gli occhi è meglio andare…
ed eccolo lì, da quant’ è che mi osservi
che ci fai piccolino, ora che ti ho notato
mi fai sentire la tua voce…
cos’era quello? mi stai chiamando?
“Fanciulla” è il mio nome, stasera
E’ un passerotto, sembra addomesticato
cerca un po’ di pappa, mi guarda per nulla intimorito
è lì tranquillo che mi osserva e aspetta briciole
briciole da me, briciole di me
Mi avvio verso “casa” quel passero mi ha ridato
la speranza, una briciola di buon umore
Sono quasi arrivata, ora corro veloce, la borsa in testa
ha iniziato a piovere e io non ho voglia… di aprire l’ombrello”
(Riva del Garda – 15/06/10)
(Riva del Garda – 15/06/10)
oltre la collina
luna,
sai che ti ho spiata
lassù all’imbrunire
sulla scura collina,
deliziosa appoggiata
hai scrutato i sentieri,
ne sono sicura,
mi hai scoperta,
incartata in sperduti pensieri,
adorabile accorta
hai scoperto il vuoto,
l’indugiare degli sguardi,
gli occhi spenti accarezzare
i profili delle colline,
nulla ti sfugge, astuta
hai scorto l’ombra
che eclissa il passo,
impolvera i disegni
rallenta gli slanci,
curiosa distante
confessami se stasera oltre la collina, almeno una volta gli occhi a te ha rivolto per richiamare un mio ricordo ti prego, se non è così, mentimi
confessami se stasera oltre la collina, almeno una volta gli occhi a te ha rivolto per richiamare un mio ricordo ti prego, se non è così, mentimi
c'è un posto
c’è un posto nella mia anima
dove ho seminato l’amore per Te
le mie braccia sono colme di frutti
c’è un posto nella mia mente
dove Ti ho parcheggiato
fonte perenne di energia
c’è un posto nel mio cuore
amore, calore, delirio o verità
tatuato per sempre rimarrai
sospiri di parole
quando
inseguo le parole
sento il vento
correre nei prati
increspa la pelle
scompigliata, rimango
quando
invoco le parole
divento lacrima
che rotola sulla guancia
e mi spengo sul dorso
della mano
quando
non trovo le parole
mi rifugio nel blu
mi faccio goccia
e scivolo tra le braccia
del ruscello
quando
si annidano le parole
scricchiolano i pensieri
si affacciano i timori
a finestre, mai chiuse
e … come sempre
arrivi tu
nel mio rifugio
accarezzo
lentamente il lucido muschio ascolto l’acqua del ruscello farsi musica annuso l’aria fredda, presto profumerà di primavera inseguo scie di aerei dissolversi nel cielo invidio i passerotti spensierati cerco gemme minuscole sui rami nudi di gennaio ammiro i fiori di gelsomino giallo, vittoria sul gelo rinfresco mani e gola nell’acqua gelida di fonte saluto il nonno sorridente col suo cane là nel mio rifugio ricerco la pace, nel mutare perenne delle stagioni scalciando pensieri solitari che mi spingono lontana da qui sussurrando nel silenzio quell’antica preghiera accogliendo tutto ciò che mi vorrai donare o negare mio Signore
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