“Sono uscita velocemente stasera dall’hotel
il cielo era scuro e minacciava pioggia
non avevo voglia di farmi cogliere da un acquazzone
C’era un bel po’ di gente in giro a Riva,
non sembra certo il deserto di quest’inverno,
tanti turisti indaffarati a vivere la loro vacanza
Arrivo veloce a salutare il lago, è grigio e lucente
lo adoro in ogni sua sfumatura, gli parlo, ti parlo,
Ho imparato a dipingere quadri da raccontarti
scorci di paesaggi depurati da ciò che non mi piace
mossi dall’emozione di colori e profumi
animati da “personaggi” sempre nuovi
Ultimamente sembro un cane da tartufi
quando sopraggiunge il gelsomino e non resisto,
devo tuffarmi e godere del trasporto che mi dona,
sono buffa, chissà se i passanti ridono di me?
Poi condisco il tutto con piccoli aneddoti
come piccole favole, per ridere, per farti ridere
Eccomi lì, seduta al tavolo nr. 4 esterno, vista lago
la mano giocherella con il cellulare
in attesa della pietanza, gli occhi guardano lontano
Seguo il filo del vento che muove le barche ormeggiate
alza gli orli delle tovaglie, spettina le palme
nuvole aggrappate ai fianchi delle montagne
pozze colme di pioggia, specchi di cielo
Arrivano code di parole in una lingua difficile
Urlano le anatre mentre si alzano in volo
Bimbi offrono cibo a cigni esigenti,
più lontano c’è un cigno nero,
non riesco a togliere lo sguardo da lui,
ti piacerebbe, lo sento
Impassibile la fanciulla che io chiamo “sirenetta”
sorride dalla sua fontana fiorita
Il battello chiude il suo giro e va a nanna, nel porto
Sono ancora lì… seduta al tavolo nr. 4 esterno, vista lago,
Una chitarra suona lontana, arriva un po’ di malinconia
una signora, vicina di tavolo, forse la scorge sul mio viso
mi sorride, ricambio
Vorrei guarire, ma è anche dolce questa malattia
Non so cosa ne pensi tu di questa ammalata seduta
al tavolo nr.4 che percorre tutte le strade,
del silenzio e dell’ascolto, della pazienza e dell’attesa,
ma non sa perché, non sa per chi
Scuoto la testa hai ragione tu, credo proprio di sì
abbasso gli occhi è meglio andare…
ed eccolo lì, da quant’ è che mi osservi
che ci fai piccolino, ora che ti ho notato
mi fai sentire la tua voce…
cos’era quello? mi stai chiamando?
“Fanciulla” è il mio nome, stasera
E’ un passerotto, sembra addomesticato
cerca un po’ di pappa, mi guarda per nulla intimorito
è lì tranquillo che mi osserva e aspetta briciole
briciole da me, briciole di me
Mi avvio verso “casa” quel passero mi ha ridato
la speranza, una briciola di buon umore
Sono quasi arrivata, ora corro veloce, la borsa in testa
ha iniziato a piovere e io non ho voglia… di aprire l’ombrello”
(Riva del Garda – 15/06/10)
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