nel tempo di un caffè


 
com’è essere coccolato
dai miei occhi?
cos’è la bellezza
se non una dolce nebbia
che avvolge intorpiditi pensieri
cos’è il sogno?
forse la scorciatoia
per quella verità
che non puoi coltivare
e tu, chi sei?
due forti braccia
che stravolgerebbero me
e il senso della realtà?

 

un 25 aprile che non torna più


Ho appeso la nostra bandiera,

un tricolore al balcone

lo vedi Nonno Pep?

Voglio ricordare quel giorno

come allora, insieme a te

e alle tue parole che odo ancora

nel racconto di quei giorni…

Per caso ti chiesi cosa ricordavi,

non avevi dovuto scavare nella memoria

il ricordo era lì vivo, senza incertezze…

Fluivano le parole, l’emozione vibrava

In un’altalena di sollievo, sconcerto

e rabbia mai sopiti…

Eravamo soli, io e te in cucina,

oggi il vento scompiglia la bandiera

ecco un altro 25 aprile

che ti voglio dedicare


25/04/05 – 25/04/13)

Al nonno Peppino, mio suocero, che ci manca sempre








Le stanze del cuore - di Quirino Burzi

 
 
Se è vero
che il cuore ha tante stanze
- della mia Casa -
ti farò visitare per prima
la camera socchiusa,

la zona d'ombra
dove i miei occhi
s'allenano al tramonto.

Se il cuore ha tante stanze,
tu dimorerai con me
in quella dalla finestra sul mare
che, quel mattino di primavera,
al vento si spalancherà...
e rivedremo il Sole
il suo risorgere.

Se il mio cuore
ha tante stanze,
solo per te
addobberò di bianche rose
la più bella.

ronza




Ronza un insetto
al vetro della finestra
Continua a sbattere
non trova la via,
non sa tornare
Tutto è diverso
intravede il giardino,
ma le sue le ali frullano
e sbattono invano
Ora si riposa
chissà cosa pensa…
Ronza un insetto
al vetro della finestra
ormai chiusa

terre lontane



 

 
 

E’ notte…e tu sarai a letto,

profumate le lenzuola

che cingono il tuo corpo

La dolcezza trasuda

da ogni poro della pelle

e arriva al mio cuore

Vorrei essere lì,

avvolto da te, dal tuo calore

Vorrei scrutare i sospiri del riposo

e godere del lento risveglio

per essere finalmente nave,

nelle onde turchine del tuo mare

*

Gli occhi trasportano le parole

in ogni cellula del mio corpo

brividi di piacere aizzano

il mare che si fa burrasca

e fanno vacillare ogni proposito

Il rumore del mare impetuoso

mi stordisce…

Quanto vorrei essere con te

nelle notti insonni

che ti fanno audace

Lasciarmi cullare

dalla nave del tuo ardire

per riposare, infine, sulla spiaggia

che dopo la burrasca,

scopre le conchiglie… quelle più belle!!!

 

 


incauta-mente





Un’immagine, una manciata di parole
e il pensiero torna laggiù
a vecchie favole, di cavalieri e fanciulle,
di fiori, maschere, profumi e armature

Vorresti che quel pensiero diventasse solido,
non per trattenerlo, ma per afferrarlo
e scagliarlo lontano con tutta la tua forza
Invece, senza sapere come, diviene balsamo,
e ti lasci scivolare, ti concedi, ti abbandoni

Guardi le nuvole gonfie all’orizzonte, ne gusti
la bellezza, mentre l’odore di terra bagnata
penetra nella pelle e disseta ogni parte di te,  
che non vuoi dare un nome a quel nettare

Spalanchi gli occhi, pungono lacrime

resisti non vuoi cadere nella trappola,
e pur sconfinatamente assetata
ti aggrappi alla lenta e inutile
consapevolezza... dell'appassire




gocce a mare




                                                          (fotografia di Laura Aposoli)

  
lascio a terra tutto, valige, vestiti
chiudo la porta, isolata dal mondo
sono nuda, apro l’acqua
chiudo gli occhi, lascio che mi invada
 .
vorrei togliermi la pelle
impermeabile di questi giorni
che respinge tutto e tutti
per non lasciarmi consolare
 . 
l’acqua scorre sul mio corpo
lascio correre anche le lacrime
gocce dolci e salate, tutto scivola
anche la sofferenza del cuore
.
gocce si inseguono nelle tubature
vorrei nuotare con loro
giungere all’aria aperta
goccia nel mare
.
voglio essere nessuno
sparire nelle onde del mare
sirena negli abissi della tristezza
desiderio dei marinai senza mèta
 

 

 

Pablo Neruda: Posso scrivere i versi più tristi


Pablo Neruda : non t'amo come se fossi rosa di sale


Fuori Tempo - poesia di Rosa Zambonardi - declamata da Roberta Calce


 

 
 
 

 

“fuori tempo”

 

se il nostro passato

non è mai esistito,

se il futuro

non ci appartiene

 

io ti amo qui, ora,

nel breve alito,

di passato e futuro

riflessi, che poi svaniscono

 

io ti amo nell’infinito

di un attimo inesistente,

bolla di sapone

che trema e scoppia

 

io ti amo nell’eternità

in quel fugace fremito,

senza voltarmi indietro

senza guardare avanti

 

sì, io ti amo nel baleno

di un attimo sfiorito che rimira

il seguente  sbocciare, noi due

fuori tempo, inseparabili anime

 

 

 

Recensione di Alfredo Genovese


 

Alfredo Genovese (critico per il sito “gocce di poesia)                                        maggio 2009

La contemporaneità del verso moderno distingue i valori essenziali cui è proteso ogni singolo autore e a ciò può essere facilmente abbinato l’estro e il talento poetico di chi nel modo più normale e sviscerato si ci può accostare.
Esprimere talento non sta a significare esprimersi con “saccenza discutibile" ma con la sincerità mediante la quale vengono, possono e devono essere tracciati versi che nel loro insieme producono l’effetto dell’auto convincersi che la propria modestia non ha fatto altro che produrre una poetica leggiadra e formula di lirismo puro e naturale.

Ecco a tal punto l’impressione che mi ha suscitato Rosa, moderna espressione di interiorità fantascientifica nella combinazione dello schema strutturale della sua poetica e di cui si fa dono ad ogni sua singola opera che va a completare la sua cospicua produzione letteraria.
Il necessario motivo generatore della poesia di Rosa afferma il concetto di scienza in tutte le forme in cui si prenda, o che si elabori concetti o affermi fatti o classifichi o costruisca astrazioni, sempre critica e non ammette, e anzi discaccia o dissolve le combinazioni dell’immaginazione.


A tutto ciò, Rosa integra la sua personalità con l’obiettivo lungimirante di raggiungere e di volerlo a tutti i costi fare, l’obiettivo che è lo scopo della sua dinamicità, attribuendo alla sua poetica uno stile essenzialmente dotato di schemi sintattici e di adeguate colorazioni di volta in volta consone alla tematica proposta e di tali schemi, Lei ne trae benefici che vanno ad arricchire il cammino funambolo e mai tortuoso, nelle interpretazioni come ad esempio nel testo che definisco emblema della sua poetica PERCHE’, dove in ogni strofa si distingue un singolo breve testo, per questo la poesia stessa, nella sua interezza si avvicina al futurismo nostrano; in altre invece si possono dare letture a due distinte poesie mediante il collegamento sequenziali dei suoi monoverbi.

Ella intimamente esuberante, ma certamente altre volte riservata, cerca alla maniera più operante di farsi intendere come appartenente alla grande scuola dei crepuscolari. Rosa è alla continua ricerca esasperata benevolmente delle sue verità in tutti i possibili eventi che si fanno sdoppiare e si traveste con i vestiti della più calma e pacata ragione.
Elaborare versi, quindi con la ragione di poterli esprimere, Rosa associa con maestria in quella che è la costruzione del suo stile, l’unità prima, la struttura portante e infine il ritmo.
Tutte queste componenti fanno identificare il suo istinto poetico e nella sua incoscienza relativa alla conoscenza tecnica, anteriore a qualsiasi organizzazione.


Leggendola e rileggendola nel suo intenso pur se breve programma, si rileva quindi una serie di immagini staccate dai testi ma confacenti con la natura originaria della sua felicità.
Per queste motivazioni Rosa pone alla base della sua < vivezza >, della sua freschezza nuova, la natura fisica che germoglia e prorompe e che si accampano nei suoi versi.
Non è azzardato che io mi esprima concedendo a Rosa, laddove fosse possibile, la laurea in Ingegneria Poetica, infatti Ella progetta, dirige ed edifica con dignità professionale le strutture statiche sulle quali posa il peso specifico delle sue opere e quando si legge:

Ti rifugi in quel cartoccio di parole
Riavvolgi all’infinito quel nastro di giorni finiti.

Dislochiamo il secondo verso di questa terzina e uniamolo al secondo verso della seconda terzina:

Piaghe aperte
Bimba cattiva in cerca di un castigo

Mirabile composizione articolata dove spicca il risultato di una tecnica poetica d’opinione ben avanzata.
Ecco la fantastica realizzazione di questa autrice, novella dirigente di tecnica poetica involontaria ma ciò non toglie che sia mirabile.

In TEMPO SCADUTO l’anima cerca di identificarsi misticamente con la coscienza che si risveglia e, suggestionata, s’arresta nel buio della notte.

Non vestire occhi tristi
Non urlare anima mia

Inizio dell’epilogo che chiude il testo con l’impressione di una nota di malinconia che sboccia in un preludio d’invito alla conclusione e come tale Rosa riesce ad esaltare con fare interessante la ricerca sui motivi fondamentali del suo esistenzialismo che si conduce in modo parallelo verso un’indagine sui temi non tanto sofferti del decadentismo che non gli appartiene e che comunque distingue i rapporti con i problemi e la sensibilità del tempo.
I versi di Rosa sono flusso dell’anima donando una pienezza d’equilibrio e un’integrale soddisfazione alla ragione e come tale rinchiusa in se stessa.
Resiste alla tentazione di volersi avvicinare ai crepuscolari d’alto rango ma ne fa parte con emblematica situazione senza disagio psicologico tanto da alimentare il segno sempre più profondo di una consapevolezza metafisica.
Eccola somigliare, pertanto, con i suoi splendori arricchiti di modernità, al Govoni ed anche al Martini.

Faccia da pagliaccio
Specchiati
…e ridi di me

Si chiude con l’esempio simbolo di questa nuova poetica d’eccellenza citando un epilogo già corposamente poesia.

Onore e Ammirazione per Rosa che si continui nelle sue letture.


                                                                                                                                              Alfredo Genovese

Dormi Piccola





"Dormi Piccola"

Il braccio allungato
verso l'ultimo balocco
che ti ha posata,
sul quel cuscino,
Principessa tra le bambole

Una coltre di purezza…
il dolce viso è già nella fiaba…
Le ciglia fan ombra
alle gote rosee di giochi…
Le labbra sussurrano ancora
quel nome adorato

Dormi piccina, dormi…
all'ombra dell'amore di mamma
e alla carezza di papà trattenuta,
per lasciarti tranquilla…
Corri nei campi di fragole e panna,
insegui ora la luna, chiamala
è lei, …. p a l l a...

 
 

foglie vibranti




a te
che sai scorgere la stessa passione
là, celata dalla scorza di femmina,
che fai vibrare le parole
sfiorandomi a ritmo,
melodia di piuma che volteggia

a te
che riconosci il disordine
nel lago degli occhi,
sulle onde della pelle
increspata tra le mani,
fame e arsura nell’avida bocca

a te
che non sai decifrare la traccia
tatuata sulla mia carne,
chiedo di rivivere nel sole,
luna, stella, risata, lacrima
confusione, abbandono

a te
dono il piacere, l’estasi
il turbamento che mi procuri,
eroina d’altri tempi, tu abile regista,
invidioso dell’incantesimo devastante
in cui mi conduci

a noi
foglie danzanti nel vento
posate leggiadre in quel prato,
decadente ornamento
in un quadro mai incorniciato,
noi puro colore in poesia