Recensione di Alfredo Genovese


 

Alfredo Genovese (critico per il sito “gocce di poesia)                                        maggio 2009

La contemporaneità del verso moderno distingue i valori essenziali cui è proteso ogni singolo autore e a ciò può essere facilmente abbinato l’estro e il talento poetico di chi nel modo più normale e sviscerato si ci può accostare.
Esprimere talento non sta a significare esprimersi con “saccenza discutibile" ma con la sincerità mediante la quale vengono, possono e devono essere tracciati versi che nel loro insieme producono l’effetto dell’auto convincersi che la propria modestia non ha fatto altro che produrre una poetica leggiadra e formula di lirismo puro e naturale.

Ecco a tal punto l’impressione che mi ha suscitato Rosa, moderna espressione di interiorità fantascientifica nella combinazione dello schema strutturale della sua poetica e di cui si fa dono ad ogni sua singola opera che va a completare la sua cospicua produzione letteraria.
Il necessario motivo generatore della poesia di Rosa afferma il concetto di scienza in tutte le forme in cui si prenda, o che si elabori concetti o affermi fatti o classifichi o costruisca astrazioni, sempre critica e non ammette, e anzi discaccia o dissolve le combinazioni dell’immaginazione.


A tutto ciò, Rosa integra la sua personalità con l’obiettivo lungimirante di raggiungere e di volerlo a tutti i costi fare, l’obiettivo che è lo scopo della sua dinamicità, attribuendo alla sua poetica uno stile essenzialmente dotato di schemi sintattici e di adeguate colorazioni di volta in volta consone alla tematica proposta e di tali schemi, Lei ne trae benefici che vanno ad arricchire il cammino funambolo e mai tortuoso, nelle interpretazioni come ad esempio nel testo che definisco emblema della sua poetica PERCHE’, dove in ogni strofa si distingue un singolo breve testo, per questo la poesia stessa, nella sua interezza si avvicina al futurismo nostrano; in altre invece si possono dare letture a due distinte poesie mediante il collegamento sequenziali dei suoi monoverbi.

Ella intimamente esuberante, ma certamente altre volte riservata, cerca alla maniera più operante di farsi intendere come appartenente alla grande scuola dei crepuscolari. Rosa è alla continua ricerca esasperata benevolmente delle sue verità in tutti i possibili eventi che si fanno sdoppiare e si traveste con i vestiti della più calma e pacata ragione.
Elaborare versi, quindi con la ragione di poterli esprimere, Rosa associa con maestria in quella che è la costruzione del suo stile, l’unità prima, la struttura portante e infine il ritmo.
Tutte queste componenti fanno identificare il suo istinto poetico e nella sua incoscienza relativa alla conoscenza tecnica, anteriore a qualsiasi organizzazione.


Leggendola e rileggendola nel suo intenso pur se breve programma, si rileva quindi una serie di immagini staccate dai testi ma confacenti con la natura originaria della sua felicità.
Per queste motivazioni Rosa pone alla base della sua < vivezza >, della sua freschezza nuova, la natura fisica che germoglia e prorompe e che si accampano nei suoi versi.
Non è azzardato che io mi esprima concedendo a Rosa, laddove fosse possibile, la laurea in Ingegneria Poetica, infatti Ella progetta, dirige ed edifica con dignità professionale le strutture statiche sulle quali posa il peso specifico delle sue opere e quando si legge:

Ti rifugi in quel cartoccio di parole
Riavvolgi all’infinito quel nastro di giorni finiti.

Dislochiamo il secondo verso di questa terzina e uniamolo al secondo verso della seconda terzina:

Piaghe aperte
Bimba cattiva in cerca di un castigo

Mirabile composizione articolata dove spicca il risultato di una tecnica poetica d’opinione ben avanzata.
Ecco la fantastica realizzazione di questa autrice, novella dirigente di tecnica poetica involontaria ma ciò non toglie che sia mirabile.

In TEMPO SCADUTO l’anima cerca di identificarsi misticamente con la coscienza che si risveglia e, suggestionata, s’arresta nel buio della notte.

Non vestire occhi tristi
Non urlare anima mia

Inizio dell’epilogo che chiude il testo con l’impressione di una nota di malinconia che sboccia in un preludio d’invito alla conclusione e come tale Rosa riesce ad esaltare con fare interessante la ricerca sui motivi fondamentali del suo esistenzialismo che si conduce in modo parallelo verso un’indagine sui temi non tanto sofferti del decadentismo che non gli appartiene e che comunque distingue i rapporti con i problemi e la sensibilità del tempo.
I versi di Rosa sono flusso dell’anima donando una pienezza d’equilibrio e un’integrale soddisfazione alla ragione e come tale rinchiusa in se stessa.
Resiste alla tentazione di volersi avvicinare ai crepuscolari d’alto rango ma ne fa parte con emblematica situazione senza disagio psicologico tanto da alimentare il segno sempre più profondo di una consapevolezza metafisica.
Eccola somigliare, pertanto, con i suoi splendori arricchiti di modernità, al Govoni ed anche al Martini.

Faccia da pagliaccio
Specchiati
…e ridi di me

Si chiude con l’esempio simbolo di questa nuova poetica d’eccellenza citando un epilogo già corposamente poesia.

Onore e Ammirazione per Rosa che si continui nelle sue letture.


                                                                                                                                              Alfredo Genovese

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